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BIBLIOTECHE
ANTICHE
Raccolte di libri erano presenti presso tutte
le grandi civiltà antiche. Già gli antichi imperi conobbero
questa istituzione; sono famose la raccolta di testi storici e letterari
su tavolette d'argilla cotte di Ella (Siria) risalente alla fine del III
millennio a.C. e quella di Ninive al tempo del re assiro Assurbanipal
(VII secolo a.C.). Non è attestata l'esistenza di biblioteche nella
Grecia arcaica e classica, salvo la biblioteca di scuola che era annessa
al Liceo di Aristotele. La grande diffusione delle biblioteche è
ellenistica. Ad Alessandria per la munificenza dei Tolomei furono fondate
due biblioteche entro complessi edilizi connessi al culto: la prima, creata
da Tolomeo I con un fondo iniziale di 200.000 volumi di papiro, ebbe sede
nel Museo e funzionò sino ai tempi
di Cesare, quando fu distrutta da un incendio. Nel periodo di massimo
splendore essa possedette alcune centinaia di migliaia di volumi. La direzione
di questo istituto fu affidata a personaggi di spicco della cultura, fra
cui i critici letterari e filologi Zenodoto di Efeso, Aristarco e Aristofane
di Bisanzio, lo scienziato Eratostene, i poeti Apollonio Rodio e, forse,
Callimaco. Questi compilò il catalogo dei volumi posseduti dalla
biblioteca su 120 tavolette (pinakes). Una seconda, più
piccola, fu aperta nel palazzo reale, nel Serapeo, da Tolomeo II Filadelfo.
Celebre fu quella organizzata dagli Attalidi di Pergamo con una dotazione
di 200.000 volumi; Antonio la fece trasferire ad Alessandria per compensare
le perdite causate nel Museo dall'incendio. La biblioteca fondata a Pella
da Antigono Gonata fu trasferita a Roma da Emilio Paolo (168 a.C.). Nel
III e II secolo a.C. si diffusero le biblioteche connesse ai ginnasi delle
maggiori città greche ed ellenizzate. Una biblioteca specialistica
fu quella sorta a Cos nel IV secolo a.C. nella scuola medica. Roma non
mostrò molto interesse fino all'età di Cesare, al quale
la morte impedì di realizzare il progetto di una biblioteca pubblica
che Varrone doveva organizzare. Subito dopo Asinio Pollione fondò
la biblioteca dell'atrio della Libertà e Augusto quelle del Portico
di Ottavia e del Palatino. Poco si sa dei sistemi di funzionamento: è
noto che si aveva cura di creare sale di lettura il più possibile
luminose, che i volumi erano sistemati in palchetti non dissimili dai
nostri e che le stanze erano ornate dalle statue e dai busti di uomini
celebri della cultura e di divinità.
D. Ambaglio
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